Craxi – Hammamet

Ristorante Chez Achour

Monsieur Le President alle pareti. Scatti d’epoca con l’italiano più amato di Tunisia, una vera celebrità ad Hammamet, il Presidente Craxi. Sono nel suo ristorante preferito, forse il mio top one in tutta la Tunisia. Si tratta di un elegante patio mediterraneo dove Monsieur veniva a cena con i suoi famigliari, ai margini della medina, perché solo qui facevano la pastasciutta all’italiana, “come Dio comanda”. Il titolare del locale mi racconta che qui portava i suoi ex amici militanti, o quantomeno quelli che gli erano rimasti. Una vera casa Italia.

Craxi – Hammamet

Proprio ieri sera ho raggiunto a tarda notte Hammamet, per riposare in una caratteristica casa bianca profumata dai gelsomini in fiore. Il proprietario dell’alloggio mi ha accolto accendendo il televisore, dicendo che prende anche Rai 1, facendo un ghigno di simpatia quando apprende che sono italiana, subito menzionando la parola magica: “Craxi”.

Craxi – Hammamet

Ad onor del vero, l’idea del viaggio in Tunisia prese forma una sera, circa tre anni fa, quando andai al cinema a vedere la pellicola Hammamet. Craxi era impersonato da un grande Pierfrancesco Favino. La sua figura mi incuriosì, ne rimasi quasi affascinata. Sapevo che secondo chi aveva finora scritto la Storia del nostro paese era un personaggio negativo, a tinte fosche, seppur nel mare delle contraddizioni e degli insoluti della Prima Repubblica. Non mi interessava tanto chi fosse Bettino Craxi, mi si insinuava il tarlo di verificare dove uno dei protagonisti della nostra Repubblica fosse espatriato per trascorrere la latitanza, fino a rimanerci sepolto.

Per farlo, non c’è forse festa più simbolica dell’estate italiana di Ferragosto. Proprio oggi, al polveroso Caffè Blackwood, pianifico come individuare Villa Craxi in Route El Fawara. Qua ad Hammamet gli hanno intitolato persino un intero quartiere. Cerco di prendermi una pausa dalla quotidiana colazione tunisina e finalmente mi rammollisco con dei croissant caldi, delle crepes e gaufrettes inondate di cioccolato fuso. In parte c’è un signore grassissimo, davvero enorme, confabula qualcosa al telefono nella mia lingua, davanti a sé ha solo un cornetto e un espresso, è sicuramente italiano. Vorrei chiedere a lui come scovare la villa, ma sembra un tipo losco. Uno dei tre italiani che ho incontrato durante tutto il viaggio in Tunisia, un ottimo esemplare, non c’è che dire.

Craxi – Hammamet

Imboccare la strada giusta per Villa Craxi è un rebus, mi imbottiglio in un lungo tracciato sterrato costeggiato da alti alberi di fichi d’india. Un sogno mediterraneo. Suono il campanello di una villa meravigliosa, dopo aver sorpassato un lungo viale di accesso contornato da palmeti. Faccio due parole con il maggiordomo di una magnifica villa privata: ”No,la residenza di Monsieur Craxi est là-bas!” Sono ancora fuori strada, ma intratteniamo una bella conversazione, dopo molti sorrisi mi invita per il tè in salotto, tipica ospitalità araba estemporanea.

Craxi – Hammamet

Ancora un paio di tentativi..game over. Ma in fondo, che mi importa di vedere dove ha trascorso la latitanza un leader politico degli anni Ottanta? Probabilmente mi sono lasciata suggestionare dal libro qui scritto proprio da Bettino “Parigi-Hammamet”, edito dalla Fondazione Craxi. Con un dubbio espediente letterario, Craxi racconta la sua storia scrivendo di un certo ex primo ministro italiano, Ghino (il nome con cui si firmava sull’Avanti), che vive a Parigi in esilio. Temendo per la sua vita, Ghino contatta Karim, un agente italo-tunisino di Hammamet, cui è legato da antica e profonda amicizia. Karim e Ghino sono coinvolti in un complotto internazionale che incrocia Mossad, Cia, servizi segreti sovietici, scontrandosi con un’organizzazione internazionale detta koros. Il cui scopo è..? Destabilizzare l’Europa e il Mediterraneo, per “modellare il mondo secondo le loro esigenze finanziarie e politiche, una criminalità geniale, che vola alto… vuole scolpire popoli e nazioni come se fossero marmo grezzo” […]. L’apologia di Craxi emerge in molte angolature del thriller, che riporto con qualche estratto: Il presidente è troppo ingombrante, ora più di prima… ha dato sempre fastidio a quella gente… E non solo perché si è sempre dimostrato filo-arabo..”. Koros è “un’organizzazione multinazionale che ricorre anche a tecniche terroristico-eversive. La regia è nelle mani di un settore autonomo di lobbies finanziarie di Wall Street e della City di Londra, che sono in grado di determinare crolli repentini di qualsiasi valuta. Annunciano il mercato “globale” e la “globalizzazione” politico-istituzionale dell’intero globo; considerano l’identità e l’unità nazionale come ostacoli al mercato e si comportano come capi di uno Stato sovranazionale. […]”.

Nell’epoca della fine della storia, Craxi sostiene che gli Stati Uniti stiano illegittimamente intestandosi il ruolo di unici garanti dell’ordine globale, nel momento in cui il bipolarismo è divenuto cenere. Sotto il loro ombrello, la Germania ha potuto di nuovo invadere “con la sua potenza economico-finanziaria Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Ucraina, Polonia, Turchia, lambendo pericolosamente anche i territori asiatici dell’ex Unione Sovietica”. Craxi insinua anche che ci sia “responsabilità diretta del governo di Bonn, almeno per quanto riguarda la fase iniziale della tragedia, nelle guerre etnico-religiose nella ex Jugoslavia”. Infine, chiosa con il suo manifesto politico, dipingendo la sua ideologia come “troppo patriottica” e pericolosamente orientata verso un’Europa dall’Atlantico agli Urali, una sorta di neogaullismo di sinistra che voleva un’Europa tendenzialmente amica del mondo arabo. L’alter ego di Craxi, Ghino, considera la Tunisia come la sua seconda patria. Anche questo disturba. “La Tunisia. Lì è la salvezza. Lì, la rigenerazione”. Dalla trincea di Hammamet, Ghino/Craxi avrebbe portato “avanti il suo discorso, sparando scomode verità in diverse direzioni.” E io, disinteressata rispetto all’ideologia, disturbata ma comunque incuriosita da questa nevrotica tesi politica, voglio vedere il luogo di questa “trincea”.

Invece, non ci riesco. Al tramonto, vedo solo l’appendice di quella che è stata l’era Craxi, la manche finale, la sua lapide, in terra straniera, al cimitero cattolico appena fuori dalle mura della Medina, di fronte al mare. L’epitaffio recita: “Qui, in terra amica, riposa un grande italiano. La famiglia e gli italiani liberi esprimono eterna gratitudine al popolo tunisino”. Sulla sua tomba invece, è scolpito un libro bianco, con inciso “La mia libertà equivale alla mia vita. B.C”. E leggere questa frase, di un uomo, di un italiano, ad Hammamet, mi ha lasciato tristezza.

Gli ultimi anni del leader politico sono stati consumati ad Hammamet sotto l’egida di Ben Ali, che mai ha concesso l’estradizione. I fantasmi degli equivoci della politica italiana ancora aleggiano per questa città decadente.. ma Hammamet non è solo Craxi.

L’Hammamet International Cultural Center è un altro, trascurato, luogo della storia. Negli anni Venti il milionario rumeno George Sebastian costruì una lussuosa villa bianca, in stile tunisino, al centro di un giardino rigoglioso affacciato sul Mediterraneo. Divenne presto luogo di feste e balli scintillanti, di memorabili incontri. Erwin Rommel addirittura ne apprezzò l’hammam quando la villa divenne quartier generale dell’Asse durante la Seconda Guerra Mondiale. Si spaparanzò qui solo qualche anno prima di Winston Churchill, che dopo la guerra ci scrisse alcuni dei suoi memoirs. Oggi la villa è in stato di quasi-abbandono, ospita qua e là delle opere di arte contemporanea di artisti locali. Il terreno di quattordici acri include anche un eco-museo, dove alberi di agrumi e uliveti sono coltivati ed esposti secondo un percorso tematico che rivela le tecniche di coltivazione e irrigazione locale, assieme alle antiche tradizioni delle famiglie del posto.

Hammamet è anche mare, una lunga distesa di spiaggia sabbiosa, dalle mura della Medina alla marina di Yasmina, assordante e imbruttita la notte dai clubs e dagli hotel kitsch. Il vero fascino della città è la sua spiaggia ventosa, limacciosa, pur sempre suggestiva, un vero paesaggio africano, penso, quando vedo alcuni cammelli incedere sulla battigia. L’odore del mare penetra anche i cunicoli della Medina, laddove il chiasso si fa ovattato e il silenzio struggente. Le mura della Kasbah adombrano più che in altre medine il colore delle case, colorandone la superficie con un’ocra malinconico, quando la si visita all’imbrunire, sorseggiando un calice sui bastioni del raffinato wine bar Barberousse. Hammamet è affascinante, sa ricondurre all’intimità e alla semplicità tra le vie del suo borgo marinaro, celando comunque i segni di un passato più grande, sfracellatosi nella decadenza del presente. E’l’anticamera di una Tunisia più inedita, più enigmatica. L’ho realizzato quando mi sono rimessa in viaggio verso sud, fermandomi ad Hergla, una cittadina di pescatori nel Golfo di Hammamet.

Craxi – Hammamet

E’ vero, in Italia Hammamet è associata ai villaggi Veratour, TUI, Alpitour, Craxi. Ma, scendendo verso sud, nell’entroterra verso Sousse, Monastir, Sfax.. emerge la personalità tunisina, autentica, che chiede di essere lasciata in pace, nella sua storia, nella sua identità, nonostante l’oppressiva crisi economica e politica. Hergla Beach, con la sua sabbia bianca e il mare calmo e cristallino, invitano a questa riflessione, generando le aspettative per le prossime tappe del mio viaggio.

Sulla battigia di Hergla osservo un’anziana signora guardare all’orizzonte, immersa e seduta in mezzo al mare, sulla sua sedia di plastica, e le famiglie di tunisini che sempre si bagnano a riva temendo di spingersi laddove “non si tocca”, come se mai riuscissero a spiccare il volo. Se solo provassero a nuotare al largo..

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