Londra, idi di Novembre 2023
Nulla di più ordinario di fredde, grigie, umidicce giornate lavorative nella rat race londinese. Mi piace iniziare le giornate con un caldo banana bread appena sfornato, affogandolo in un very long coffee take away di Caravan. Personalizzo questo rituale ogni giorno, prima di tornare ad essere una monade tra le corsie della metro, la folla di Piccadilly Circus, addolcita dai primi scintillanti addobbi natalizi. Difficile resistere alla frenesia della Londra del 2023, veloce, dinamica, multietnica, cosmopolita, innovativa, iperdigitale, prima “incagliata” nell’Unione Europea, oggi in una seconda vita, reinventata, nel post-Brexit. Come in tutte le grandi metropoli, è divertente poter pranzare thai, cenare siriano, e scovare il ristorante georgiano più remoto di Islington, così, solo per provare l’esperienza di poter vivere in più continenti contemporaneamente, forse è persino elettrizzante. Mentre l’edificio dell’iconica Tea House Fortnum and Mason (1707) diventa un magnifico calendario dell’avvento vivente, e gli esclusivi club di Mayfair, Annabel’s in testa, si sbizzarriscono con studiati ed esosi look natalizi, per assicurare ai members l’ambito status symbol, a Downing Street è in corso il Diwali. Il leader tory Rishi Sunak, di discendenza indiana, seppur brexiter e conservatore convinto, coinvolge la sua famiglia nella celebrazione di questa importante festività hindu, rendendo omaggio alla nutrita comunità che vive nella madrepatria, così come all’ex colonia britannica, che proprio quest’anno ha oltrepassato il pil del Regno Unito. Revanche? Chi lo sa. So solo che Waitrose e Marks&Spencer colgono l’occasione per vendere i gadget del diwali limited edition nel corner delle chincaglierie vicino alle casse automatiche. Non sarebbe Inghilterra se tutto non fosse monetizzato, meccanizzato, tramutato in profitto. A proposito, in qualche scaffale più in là stravendono le copie del Sun che sogghignano sulla notizia del momento: la nuova interprete di Kate Middleton nell’ultima stagione di The Crown ha scalzato Megan Markle come testimonial di Dior. Niente male come breaking news. Circa un anno fa mi capitava di essere in città nel corso dell’epocale mourning per Queen Elizabeth II. La città era bloccata, il paese in lutto ossequioso, era stato un momento davvero toccante. Mentre oggi vivo l’Inghilterra di King Charles III, i curiosi attendono solo di vedere come gli sceneggiatori descriveranno la morte di Lady D o la liason con Dodi Al Fayed, nel lontano ma vicino 1997. Un evergreen che ha sempre venduto molto bene. Credo che in fondo conti sempre questo, almeno qui. Forse vende un po’ meno, ma è altrettanto sulla bocca di tutti, la ridiscesa in campo di David Cameron alla carica di Ministro degli Esteri, che scalza Suella Braveman, la quale accusa Rishi Sunak di una vera “slap in the face”? Hey David, ma non eri tu a batterti per il remain prima di promettere di ritirarti dalla scena politica la notte di quella cocente debacle al referendum Brexit del 2016? C’è molta confusione. Per fortuna, è politicamente facile dissolverla nel dramma del rinfiammato conflitto israelo-palestinese, visto che proprio qui a Londra qualche giorno fa si è tenuta la più grande manifestazione pro-palestinese della storia del paese. Pare sia appunto stata la giustificazione ufficiale per raffazzonare alcune crepe dell’establishment governativo.



Ad ogni modo, dicevo.. è difficile non rimanere suggestionati dalla fucina di idee che caratterizza questa città, dalla febbrilità con cui genera nuove tendenze, dal tempismo con cui chiede di presentarsi a ciascuno degli appuntamenti, pena l’esclusione, se rimani indietro. Ho sempre provato curiosità nel guardare al di là, nel sapere cosa viene dopo, affamata di futuro. Il futuro ispira il presente, credo una canzone degli U2 lo riassuma perfettamente, “we are the the people we’ll be waiting for”. Ma quando il futuro banalizza il presente, svuotandolo di significato, ecco che non posso valorizzarlo. Non ho mai seguito le mode, anzi mi ritengo piuttosto demodè, vestivo i pantaloni hight waist quando a scuola imperversava la pancia fuori, gradivo il loose fit anche quando imperversava lo skinny, non sono mai in linea con la palette di colori della stagione. Mi piacciono i capi, le città, le cose senza tempo. Non voglio atteggiarmi da anticonformista, semplicemente ho sempre amato le cose che stanno, a scapito di quelle estemporanee, impersonali. Do’ grande valore agli oggetti che scelgo, anche ridicoli, e non me ne separerei per nessuna ragione al mondo per il significato che gli attribuisco. A Londra ho sempre la sensazione che la fame di avvenire si risolva in ingordigia di suggestioni, input, dematerializzando la magia del presente, degradandone i contenuti, condannando all’insoddisfazione. Però, anche qui, c’è qualcosa che sta. Che dal passato, impreziosisce il presente, arricchendolo di significato, guidandolo verso il futuro.
C’è un gruppo di case vittoriane, detto Holland Park Circle, tra l’omonimo parco e Melbury Road. Sono entrata per caso a Leighton House aggirandomi per ragioni di lavoro a South Kensington, e sono finita per addentrarmi in una gemma nascosta, in grado di trasportarmi immaginativamente nel Vicino Oriente.
Dalla seconda metà dell’Ottocento una comunità composta da nove artisti si trasferì nell’area, dando vita ad un vero e proprio laboratorio di architettura e interni. Uno degli artisti più eminenti del diciannovesimo secolo, Sir Frederic Leighton, tramutò la sua casa in un palazzo d’arte, combinando gli spazi domestico a un ampio studio artistico, allestendo ambienti eccezionali per l’esposizione delle sue collezioni. Fluente in cinque lingue, viaggiò a lungo in Europa, compiendo il primo viaggio in Nord Africa, Algeria, all’età di 27 anni. Sarebbe stato il primo di una serie di viaggi tra Maghreb e Levante, che l’avrebbe portato a realizzare l’estatico ambiente della Arab Hall nel 1877, i cui mosaici dorati si richiamano in gran parte al palazzo della Zisa di Palermo. Leighton disse che voleva rendersi artefice di qualcosa for the sake of something beautiful to look at once in a while. Voleva ricostruire un’atmosfera evocativa per la sua collezione di piastrelle damascene color smeraldo, acquistate da Leighton nella città levantina, su prezioso aiuto del locale missionario presbiteriano Wright. Collezione che continuò ad arricchire con ceramiche e tappeti anche una volta tornato a South Kensington, tramite l’amico, esploratore e diplomatico Richard Burton. L’Arab Hall è il risultato di un’abbagliante composizione di preziosissimi mosaici, intarsi di provenienza egiziana, persiana, siriana.


Non vi è angolo di questa sala che non sia studiato per impressionare il visitatore, accolto da un calco della statua di Narciso rinvenuta durante i primi scavi di Pompei. Il giovane, innamoratosi di sé stesso specchiandosi per la prima volta in un corso d’acqua, qui si riflette nel soffitto dorato, immergendosi nel mare blu delle piastrelle damascene, il cui rimando viene accentuato dal suono della fontana ottomana nella Arab Hall, che si irradia per tutta la casa, fino al piano superiore, dove filtra attraverso le fessure della raffinata mashrabiya proveniente dal Cairo. Vado ad ammirarla risalendo una massiccia scala lignea, modellata sugli scaloni veneziani esterni del quindicesimo secolo. La stessa scala è uno spazio scelto dall’artista per esibire i vari estratti della sua collezione: quadrerie del rinascimento italiano, piastrelle turche, un esotico pavone imbalsamato, lussuosa tappezzeria e mobilia. Nulla di comparabile esisteva nella Londra vittoriana, così che la casa contribuì significativamente ad elevare il prestigio del proprietario. Sir divenne Presidente della Royal Academy nel 1878. Era stato in grado di sintetizzare il meglio delle opere d’arte scoperte, importate, dai territori della coloniale Greater Britain, fornendo attraverso un meticoloso studio e un’intuizione geniale un’opera di magistrale raffinatezza orientalista, e intramontabile bellezza. Qualcosa che appunto, sarebbe restato. Seppure quasi nessuno, oggi, nella Londra cosmopolita, talvolta orientalista, conosca l’esistenza di Leighton House.
(continua..)


