Questo viaggio è avvenuto per sbaglio.
Avevo una settimana libera prima di visitare Cipro Nord e Sud, nell’agosto 2019.
Così sono finita a Beirut, a mezz’ora di volo da Larnaca, con un’amica che aveva in precedenza condiviso casa con un libanese a Yerevan.
Era bastato solo un aperitivo estivo per deciderci a prenotare il volo.
All’epoca del racconto non c’era ancora stata alcuna esplosione al porto della capitale, mentre il coronavirus doveva ancora essere scoperto.
Il Libano aveva un governo, nel paese già si ventilava il default, ma il dramma valutario sembrava sotto controllo.
Abbiamo visitato tutto il Paese, da nord a sud, dalla costa all’entroterra: Beirut, Tiro, Sidone, Baalbek, Bcharre, Tripoli, Baatroun, Byblos.
Non ho mai scritto il finale di questo viaggio, un po’ per pigrizia, ma ho conosciuto l’ineguagliabile e inaspettata bellezza del Libano
nella maniera più adorabilmente accidentata e spensierata possibile, forse è per questo che convengo con chi ancora lo definisce
un paradiso in terra.
Pietà per la nazione piena di credo ma vuota di religione Pietà per la nazione che indossa abiti che non ha tessuto, mangia pane che non ha mietuto e beve vino che
Ore 13.30, Valle della Beeka “Ed ora..il nostro rosso Reserve du Couvent del 2017!”. Una dopo l’altra avevamo assaggiato le più note bottiglie dell’iconico Chateau Ksara: oltre al rosso, un Blanc de
ore 12.30, Cafè Cortado – Gemmayzeh Stavo leggendo le pagine de L’Orient-le Jour, convinta di rispolverare il mio francese già ampiamente dimenticabile. Sorseggiavo un espresso al caffè Cortado, un accogliente angolo per
“Dovete solo scendere al vecchio parcheggio per quella scorciatoia, non è molto intuitiva, ma se seguite le mie istruzioni potrete arrivare alla stazione delle corriere senza dover percorrere tutta Gemmayzeh”. Il receptionist
Una volta lessi un articolo su Hamra, il magico quartiere che tra il 1960 e il 1970 era sede dell’attività intellettuale e culturale libanese. Hamra Street era conosciuta al pari degli Champs
“Manouche?!” “How don’t you know it? It is religion here in Lebanon”, esclamò il barista del Cafè Em Nazih del Saifi, il nostro ostello. “Manouche, and Fairouz in the morning”. Era il
“Comunque, il mio nome è Hassan”. Volevo atterrare seduta vicino al finestrino, come spero di fare ogni volta che raggiungo una nuova destinazione. Così avevo scomodato il mio gentile vicino, quella notte